STRANI RACCONTI
Parte 8: COSA SI CELA DIETRO LA MASCHERA?
di FABIO VOLINO

 

Una terra senza nome, un tempo senza tempo.

Strange si libera dall’abbraccio della donna, non nascondendo un certo fastidio. “Mi ricordo di te” dice “Come ricordo il nome che hai appena accennato: Shazana. Un nome… che quasi si perde tra le pareti della mia memoria”.
“Ma lei non ha scordato te” ribatte la donna “Ed ora cova un profondo risentimento”.
Strange la fissa intensamente in volto. “Non ho mai saputo il tuo nome: qual è?”.
“Nazakka… mi chiamo Nazakka”.
“Molto bene, Nazakka. Immagino sia stata tu a portarmi nel tuo mondo”. Lei annuisce. “Allora ti chiedo di lasciarmi andare subito, ho importanti faccende in sospeso nella mia dimensione. Ti prometto però che ritornerò il prima possibile per sistemare la tua diatriba con Shazana”.
“No, non posso. Non c’è più tempo, ormai…”.
In quel momento la porta viene spalancata con violenza e truppe armate entrano di gran carriera, seguite poco dopo dalla potente strega di nome Shazana. “Pensavi di poterti nascondere a lungo, sorella mia?” esclama “Aver richiamato qui lo stregone di un’altra dimensione non ti servirà. Arrenditi o soffrirai le più terribili torture. Quanto a te, mago… disperditi nel flusso temporale”.
Una sorta di imbuto compare in quel momento sopra la testa di Stephen Strange, che capisce di avere pochi istanti per reagire: così afferra Nazakka.

Dimora del Mago Supremo.

“Tu!” fa appena in tempo ad esclamare Rintrah prima che una raffica magica venga direzionata contro di lui. L’essere taurino fa appena in tempo ad erigere una barriera difensiva, ma questa viene inesorabilmente travolta e, seppur con un impatto meno devastante, Rintrah viene colpito e sbalzato all’indietro.
Sbatte contro una parete, mentre il suo avversario si prepara ad un nuovo attacco. In quel momento Wong, consapevole della sua inferiorità ma certo di poter far guadagnare al suo padrone preziosi secondi, si lancia in avanti. Ma le sue arti marziali non servono a nulla poiché il nemico se ne libera con estrema facilità. In ogni caso Rintrah riesce a rimettersi in piedi ed a lanciare i suoi attacchi mistici: solo che è tutto inutile, il suo avversario li para con estrema facilità, con sguardo derisorio.
Improvvisamente quest’ultimo scompare ed il Mago Supremo si guarda furiosamente intorno, aspettandosi un attacco da ogni lato. Viene comunque colto di sorpresa quando un tremendo dolore lo coglie all’altezza della spalla e lo costringe ad inginocchiarsi. Con la coda dell’occhio riesce ad intravedere la posizione del suo nemico e scaglia un ultimo, disperato assalto. Inesorabilmente parato. Poi crolla riverso al suolo.
“E questo è il Mago Supremo” dice l’uomo rivolto al nulla intorno a sé. Anche lui però si fa cogliere impreparato quando una raffica mistica lo centra in pieno petto.

Una terra senza nome, un tempo senza tempo.

Strange si lancia contro un muro della stanza, trascinando con sé Nazakka, che ancora non capisce bene cosa abbia intenzione di fare. Il mago insieme a lei si getta in avanti ma, prima di un probabilmente fatale impatto, le pareti si aprono di fronte a loro e si ritrovano in un paesaggio sovrannaturale, pieno di isole volanti e creature che non esistono sulla Terra. Strange e la sua compagna fluttuano in questo vuoto, fino a quando il mago nota un appezzamento deserto, che può servire al suo scopo. Dunque atterra con grazia insieme alla sua alleata ed i due si rifugiano in una caverna.
“Non servirà a nulla, lo sai” dice Nazakka con tono di accusa “Prima o poi Shazana ci troverà”.
“Ed allora cerchiamo di impiegare bene il poco tempo che ci è concesso” ribatte Strange “Spiegami quello che è accaduto da quando me ne sono andato da qui”.
Nazakka china il capo, come a voler recuperare le memorie, poi alza gli occhi al cielo ed inizia a parlare:”Sì, tutto inizia proprio da quell’evento, dalla tua prima visita. Alla fine spodestasti mia sorella e, con un governo guidato da me, portammo avanti ideali che fino a quel momento erano sconosciuti ai nostri sudditi. La carestia, le malattie ed altri mali sparirono. Ma Shazana non aveva ancora deciso di arrendersi del tutto. Lentamente, con pazienza, all’insaputa di tutti affinò le sue arti mistiche e fuggì dalla sua prigione per disperdersi nel flusso temporale”.
“Credo che una delle sue prime tappe sia stata nel mio mondo, per cercare di vendicarsi di me”.
Nazakka annuisce, probabilmente è a conoscenza anche di quella vicenda. “Il suo autoesilio fu lungo, e non fece altro che portare altra pace nel mio mondo. Poi però mia sorella tornò: aveva trovato dei possenti guerrieri in una delle tante dimensioni da lei visitate, li aveva asserviti alla sua volontà. E con questo esercitò sbaragliò gli uomini a me fedeli, riportò la tirannia e la schiavitù nel mio mondo, soffocando sul nascere qualsiasi tentativo di resistenza. Contro di me venne subito emessa una condanna a morte, ma riuscii a fuggire. Ero disperata, non sapevo cosa fare. Poi mi ricordai di quel mago che alcuni anni fa ci aveva aiutati, ci aveva liberato dalla dittatura di Shazana. Non ero abile nelle arti magiche come mia sorella, ma anch’io potevo farne uso: e ti ho cercato, ti ho cercato, ti ho cercato. Fino a quando non ti ho trovato”.
“O qualcuno ha fatto sì che tu mi trovassi” pensa Strange, che poi replica:”Sono lusingato per la fiducia che hai in me, Nazakka, ma come posso io, un solo uomo, sperare di sconfiggere tua sorella ed un esercito di possenti guerrieri?”.
“So dove si nasconde la sacca principale della resistenza, la contatterò ed insieme tenteremo un ultimo assalto contro la roccaforte di mia sorella. Tu devi spianarci la strada. Ti prego, aiutaci, non lasciarci in questa situazione”.
Strange potrebbe annuire, potrebbe far finta di accettare, poi quando si separerà da Nazakka potrebbe aprire un portale per la sua dimensione. Sì, potrebbe fare tutto questo… ma non è da lui. Dunque annuisce. “Solo non metterci troppo tempo”.
La donna annuisce a sua volta e si incammina per un sentiero che ben presto viene inondato e protetto dalla boscaglia. Strange guarda invece la roccaforte di Shazana: è ancora molto debole dopo gli ultimi scontri, eppure il tempo a sua disposizione è poco. Dunque si libra in volo grazie alla sua cappa.

Dimora del Mago Supremo.

Seppur ansimante e affaticata, Clea è riuscita a rialzarsi dal suo giaciglio. Non ha potuto aiutare Rintrah, ma almeno ha colpito il suo avversario con tutte le forze che le erano rimaste. Non sono state sufficienti.
“Oh, mia cara” la canzona il suo avversario “Nemmeno al picco delle tue energie saresti riuscita ad ottenere qualcosa”.
“Tu non dovresti essere qui” dice lei “Ci eravamo liberati per sempre di te. Non…”.
Una semplice raffica mistica è sufficiente a mettere ko la donna dai capelli color argento. “Sì, stiamo finalmente per giungere al capitolo finale. Il rapimento di Victoria Bentley, la riconquista di Umar della Dimensione Oscura, il ritorno di Dormammu, l’esilio dimensionale di Strange… tutte fasi del mio piano che sta per concludersi con successo. Presto più nessuno si parerà sulla mia strada ed io dominerò l’Universo”.

Una terra senza nome, un tempo senza tempo.

Strange arriva davanti al cancello che introduce alla fortezza di Shazana. Ci sono quattro guardie a sorvegliarla. Vengono abbattute prima ancora che abbiano il tempo di reagire od organizzare una difesa. Poi il cancello si spalanca di fronte al mago ed un’orda di guerrieri si lancia contro di lui. Per confonderli, Strange crea numerose copie di sé che i soldati, nella loro ansia di trionfare sul loro avversario, attaccano in massa. Metà di loro cade per colpi fortuiti o diretti ad una falsa immagine prima che possano riorganizzarsi: in quell’istante un vortice mistico compare sopra di loro e li fa turbinare con ritmo impazzito, fino a scagliarli su un lontano isolotto.
Strange si addentra all’interno della roccaforte, si libera di un altro paio di guardie, poi con la coda dell’occhio nota una raffica mistica diretta verso di lui e la evita per un soffio. Shazana, la sua assalitrice, non demorde e circonda il suo corpo con le Bande Cremisi di Cyttorak. Bande che si stringono attorno al corpo del mago.
“Non saresti dovuto tornare” lo accusa la donna “Questo regno è mio, non me lo toglierai un’altra volta. Non dovevi tornare”.
La fatica è immane, il dolore quasi insopportabile, Strange non può fare a meno di chinare la testa come in segno di resa. Ma la rialza subito e, con uno sforzo che appare più fisico che mistico, si libera delle bande e tenta una sortita contro Shazana, la quale però ha facile gioco nel parare tutti i suoi attacchi. Subito dopo altre guardie giungono in soccorso della loro padrona.
“Sei finito, mago” predice Shazana “E dopo toccherà alla tua dimensione”.
Ma ad interrompere la gioia della donna arriva uno strano rumore, un possente suono di passi che percuotono il terreno. Passi che non appartengono ai suoi uomini. Segni di ribellione, di lotta, di resistenza. Nazakka e centinaia di altre persone fanno il loro ingresso nella roccaforte, urlando per darsi la carica e forse senza volerlo incutendo paura negli uomini di Shazana.
Distratta da questo evento, la spietata donna abbassa la guardia permettendo a Strange di portare a segno un attacco. Tuttavia si rialza subito. “Non servirà a nulla, alla fine trionferò”.
Gli occhi del mago terrestre cominciano ad ardere come la brace. “No, ora basta. Ora tutto sta per finire”.

Da qualche parte.

Il vecchio fuggito dall’ospedale prova a ricordare, ma non ci riesce. Non sa il suo nome e soprattutto non sa cosa deve fare. Perché deve recarsi al più presto in un posto, di questo ne è certo, solo che ha non idea di quale possa essere. Però deve andarci, e subito.
Ma dove? Dove?

Inghilterra.

Victoria Bentley mostra a Kaluu la sua padronanza delle arti mistiche, lanciando alcuni incantesimi. Lui annuisce, ma mostra anche segni di scontento.
“Non male” commenta alla fine “Ma puoi fare decisamente di meglio: sei ancora solo ai primi stadi ed hai una lunga strada davanti a te. Prova a lanciare un incantesimo oscuro”.
La donna appare dubbiosa. “Non credo di sentirmi ancora a mio agio, voglio fare più pratica…”.
Kaluu la interrompe:”Devi oltrepassare i tuoi limiti, Victoria, non mettere davanti a te ostacoli inutili. Non è una faccenda di pratica, ma di mente: è tutto nella tua testa, Victoria. Tu sei in grado di fare tutto”.
La donna accenna come di voler annuire, poi si avvicina a Kaluu:”E tu… cosa sei in grado di fare?”.
L’uomo sa cosa sta per accadere, è la parte più disgustosa del suo compito, ma deve portarlo avanti. Dunque senza rispondere bacia sulle labbra Victoria con quanta più passione è in grado di raccogliere. “Accanto a te mi sento come un dio”.
Lei sorride e compie qualche passo indietro. Poi alza le mani ed evoca un oscuro incantesimo: una aura nera compare attorno al corpo di Victoria Bentley, che pare come inebriata da quanto sta accadendo. Quando l’aura svanisce, il suo sorriso si è allargato, solo che ora appare molto più sinistro. “Avevi ragione, Kaluu: non ci sono ostacoli che io non possa superare”.
Sorprendendolo, lo bacia quasi con rabbia e gli morde un labbro. Kaluu prova dolore e timore reverenziale.

Una terra senza nome, un tempo senza tempo.

“Ne ho abbastanza di persone come te, Shazana” dice Stephen Strange “Con in mano un po’ di potere, credono di poter spadroneggiare ovunque. Ed invadono paesi che non sono in grado di difendersi per portare lì una nuova tirannia mascherata da finta democrazia”.
“Indietreggia, mago” ribatte la donna con voce ora tremante “Stai indietro”.
Strange invece avanza inesorabilmente. Shazana evoca delle difese mistiche, ma lui le abbatte tutte. “Dittatori, la peggior specie in ogni dimensione”.
Un colpo mistico sbatte la donna contro una parete. “E cosa c’è di peggio per un dittatore?” continua il mago “Perdere tutto il suo potere”.
Shazana emette un urlo di angoscia mentre una cappa cremisi compare sopra di lei e scende ad avvolgerla completamente. Mentre il sudore imperla la fronte di Strange, grida sempre più alte provengono da quell’insolita prigione. Poi un globo oscuro emerge dalla cappa e sale in alto, sempre più in alto. Fino a quando come un razzo sfreccia nell’ignoto, cancellando ogni effimero sogno di conquista.
Strange crolla a terra e la cappa cremisi scompare. Shazana non può fronteggiarlo, non ne è più in grado, perché ora è solo una semplice donna come tante altre. Che piange ripensando a quanto ha perduto. Subito dopo Nazakka e gli uomini della resistenza entrano nella sala, gridando al mondo la loro vittoria. Strange sorride loro e Nazakka sorride a lui. La sorella di Shazana gli si avvicina e tende la sua mano. Il mago si appresta a fare altrettanto quando un vortice mistico compare sopra la sua testa: la sua forza di trazione è troppo forte e lui ne viene inesorabilmente attirato. Come una molla, Strange viene portato in alto e, mentre il vortice mistico si richiude alle sue spalle, lui precipita ancora una volta nel flusso dimensionale. Solo che stavolta la sua destinazione finale è a lui gradita.
“E’ fatta, dunque” esclama “Sono tornato sul piano terrestre”.
Prova a rialzarsi, ma è ancora troppo stanco. In quel momento un simbolo compare sulla sua fronte, un oscuro presagio. L’Ankh, segno che il mago sta per affrontare una situazione mortale. Non appariva da anni: non è apparso quando ha affrontato Darklady, non è apparso quando ha affrontato Chthon, non è apparso quando ha affrontato Dormammu. E’ apparso ora. Cosa può essere stato in grado di evocarlo?
Una domanda che forse suona fin troppo retorica. Strange finalmente si rialza: è nel Greenwich Village e la dimora di Rintrah è a pochi metri da lui. Da essa emana una tremenda aura di malvagità, un’aura sinistramente familiare.
Già, chi può essere in grado di fare tanto? Strange ha coltivato i primi sospetti quando ha affrontato gli Esemplari, solo che poi il rapimento di Victoria Bentley li ha distolti subito dalla sua mente: un errore non ritornarci subito, col senno di poi. Ma più il mago andava avanti nella sua ricerca, più un nome tornava a riaffiorargli alla mente. La prima volta che ha pensato a lui è accaduto mentre era nel regno di Incubo: era un piano così perverso che sembrava fuoriuscito dalla sua contorta mente. Però non vi ha insistito più di tanto, perché… credeva fosse morto. E questo è stato il suo secondo errore, perché uno come lui può tornare dalla morte. Sì, uno come lui…
Strange comincia ad avanzare verso la dimora di Rintrah, l’aura di malvagità cresce ad ogni passo che compie.
Yandroth, Aggamon, Dormammu, Incubo, Nebulos, Shazana… solo una persona sarebbe in grado di radunare così tanti suoi nemici. Una persona guidata da un forte odio nei suoi confronti. L’odio che può provare solo chi si ritiene superiore, ma è anche in possesso di una forte determinazione.
Strange si ferma davanti alla porta e si guarda intorno: per strada non c’è nessuno, è come se l’umanità fosse stata cancellata da questa zona del quartiere. Il mago percuote il battente, ma nessuno viene ad aprirgli. Spalanca l’uscio: la porta non è chiusa a chiave. Dentro c’è solo l’oscurità.
Strange evoca un globo cremisi, perché la strada davanti a lui venga illuminata: il pericolo è ovunque, eppure è certo che il suo nemico non effettuerà un vile attacco, piuttosto si mostrerà senza paura davanti a lui. Questa sua certezza subisce un crollo quando tutte le luci della casa si accendono all’unisono, accecandolo temporaneamente: quando si è abituato, toglie il braccio davanti ai suoi occhi ed osserva un nuovo spettacolo di orrore.
Di fronte a lui ci sono Rintrah, Clea e Wong, rinchiusi in bozzoli mistici che lasciano libera solo la testa. Tutti e tre sono svenuti, tutti e tre portano sul volto i segni della loro recente sofferenza. Strange concentra il suo sguardo su di loro solo per un istante poiché subito lo abbassa per notare la persona che si trova davanti ai bozzoli. La persona responsabile delle sue sventure: il suo nemico più spietato tornato dall’aldilà per ridare linfa ad un’antica rivalità.
“Benvenuto, Strange” dice il Barone Karl Mordo.

CONTINUA...